Regole più semplici per i dottorati industriali

Parte il piano del MIUR per incrementare i dottorati innovativi, intersettoriali, interdisciplinari e, soprattutto, quelli industriali

Si basa sulla semplificazione in più punti dell’intera procedura che riguarderà le Università e le altre istituzioni di alta formazione e ricerca e in cascata, anche le aziende (specie quelle più attente a investire in R&S).

Lo scopo è quello di far finalmente decollare, anche da noi, una figura fin qui poco utilizzata e forse anche non troppo ben vista da una buona parte di accademici: il dottore di ricerca industriale.

Un report di qualche mese fa dell’Osservatorio Università-Imprese della Fondazione CRUI aveva censito – su un bacino di 915 dottorati totali – 41 corsi «industriali» e altri 78 in cui erano presenti curriculum organizzati in collaborazione con le imprese.

Ci si aspetta che questi numeri possano finalmente aumentare e garantire così un significativo impatto sulla competitività economica della Nazione.

L’iniziativa, fortemente voluta dal capo dipartimento Università del MIUR, Giuseppe Valditara e dal ministro Marco Bussetti, riguarderà prima di tutto il collegio dei docenti (basterà aver pubblicato almeno tre prodotti scientifici su fonti qualificate e aver superato gli indicatori per l’abilitazione scientifica nazionale per i prof associati).

Anche per i dottorati in collaborazione con le imprese le novità non sono poche (non si richiede alcun risultato in termini di brevetti o altre richieste delle vecchie linee guida, ma è sufficiente la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali oppure la presenza di sezioni aziendali dedicate alle attività di ricerca e sviluppo).

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